YouTube Poop, cosa sono e chi le ha rese famose in Italia?

Le YouTube Poop sono un genere di video molto particolare, che ha segnato una generazione

Un montaggio sbagliato. Film, serie tv, programmi televisivi appiccicati insieme, con frasi sostituite, da altre, dette magari da personaggi di tutt’altra provenienza. Quella che ai profani può sembrare un’accozzaglia senza troppo senso, è stata per una generazione la comicità più iconica di internet, di YouTube in particolare. Erano, e in parte sono ancora, le YouTube Poop.

Cos’è una YouTube Poop

Definire esattamente a parole cosa sia una YouTube Poop non è semplice. Il nome non è certo lusinghiero, e guardarne alcune non basta per comprendere tutto il pezzo di cultura di internet che  rappresentano. Sono prima di tutto però video su YouTube. Gli autori mischiano immagini, dialoghi e suoni di materiale preesistente per creare un’opera, con diversi fini.

Alcune YTP sono più satiriche, con un intento di critica ironica nei confronti delle opere che utilizzano. Altre sono semplicemente umoristiche, puntando su accostamenti improbabili di media familiari al pubblico a cui si riferiscono per suscitare una risata. Altre ancora hanno i solo fine di impressionare, provocare o confondere il pubblico.

Le fonti da cui le YouTube Poop attingono sono soprattutto quelle di rilevanza culturale dell’inizio del secolo. Serie TV, videogiochi e film che hanno segnato l’infanzia di una generazione che si affacciava da adolescente per la prima volta su internet, cambiandolo per sempre e definendone alcuni tratti culturali validi ancora oggi. Ruolo fondamentale lo hanno i meme: immagini, audio o video decontestualizzati ed evoluti nel significato all’interno della sottocultura di internet. Uno dei meme più utilizzati è “Noice”, un breve video del romanziere e poeta britannico Michael Rosen nel quale dice “Nice”.

Lo scrittore britannico Michael Rosen, protagonista del meme "Noice"
Pubblico Dominio | socialboost.it

Le influenze culturali che hanno portato a questo fenomeno sono molteplici. In primis la internet culture dei primi anni 2000, tra forum e imageboard, il cui gusto umoristico si basava molto sul nonsense. Lo stile di montaggio, hanno notato alcuni, è molto simile a quello della MTV degli anni ’80, con tagli improvvisi e troppo bruschi per lo standard di qualsiasi altra opera audiovisiva.

Le YTP italiane e Nocoldiz

Come per molti altri fenomeni di internet, anche le YouTube Poop arrivano in Italia con un certo ritardo. Non è un caso che il nome più conosciuto di tutta la scena nel nostro Paese sia quello di Nocoldiz, al secolo Paolo Pirruccio, classe ’94. Molto giovane come “pooper” per gli standard internazionali, ma in pieno boom del fenomeno per quelli italiani.

A chi non è familiare con la storia di YouTube Italia, il nome può non dire nulla, ma per un’intera generazione di ragazzi italiani, nati negli anni ’90, ha segnato un modo di fare ironia. Migliaia di persone che alla frase “È finito il vino” risponderanno sempre “E allora va, e riempilo”. È una citazione a uno dei video più famosi di Nocoldiz, una YouTube Poop sulla serie TV “Game of Thrones”.

A vederle oggi però, queste Poop non sembrano avere le visualizzazioni di un fenomeno generazionale. Questo però è dovuto a una delle polemiche che hanno investito l’intera community mondiale: adpocalypse. Nel 2017 una serie di video controversi di creatori di contenuti internazionali molto in vista su YouTube causò la fuga di massa degli inserzionisti. Di fronte a una minaccia esistenziale, l’azienda passata da anni sotto Google strinse le maglie di quello che era accettabile sul sito. Molti canali persero la possibilità di mostrare pubblicità. Altri invece furono completamente eliminati. Quello originale di Nocoldiz è uno di questi.

Il simbolo di YouTube
Unsplash @AlexanderShakov | socialboost.it

La golden age delle YouTube Poop è ormai finita. Lo si nota ance dai numeri che questo tipo di contenuti fanno, e dalla mancanza di Poop virali ormai da anni. Rimangono un fenomeno legato a un’era di internet ancora molto selvaggia, in cui i contenuti che era possibile condividere potevano essere molto più dissacranti di oggi.

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