TikTok, il filtro che porta a galla una delle più grandi paure dei giorni nostri diventa virale

Il filtro di TikTok ha riscoperto una delle più grandi paure: diventare vecchi, scatenando un dibattito che ha portato a rivedere l’età come un valore positivo. 

TiKTok e, più in generale, i social network hanno rivoluzionato parecchio il nostro modo di percepire la realtà che ci sta intorno. I nuovi media hanno anche aiutato a mettere in discussione i cliché della società proponendo l’importanza di stabilire un approccio bodypositive. E’ vero che ai social viene attribuito ogni male e spesso si propongono modelli irreali e perfetti, ma a differenza di altri media, sono spazi più liberi dove rompere questi paradigmi.

Dopo la fobia dei corpi non magri è spopolato il filtro, diventato negli ultimi giorni è tra i più utilizzati su TikTok. Questo, oltre a una forma di divertimento e spensieratezza, ha fatto nascere un dibattito politico, portando a galla anche la paura che abbiamo da parecchi secoli e che è legata a un modo stereotipato di vedere le donne. Il dibattito ha scatenato una serie di reazioni positive.

Il filtro di TikTok riscopre il problema dell’ageismo

Rifiutiamo i corpi grassi e rifiutiamo i corpi invecchiati. La società poi è più crudele con le donne: questo perché lo stereotipo che lega il valore della donna alla fertilità, ovvero alla capacità di procreare è ancora vivo nel 2023. Si chiama ageismo, quella tendenza a discriminare le persone che non sono più giovani poiché hanno superato un’età anagrafica tipica della giovinezza. Nel nostro Paese l’ageismo è molto diffuso, malgrado fossimo un paese anziano che non genera più figli.

il filtro di Tiktok ha cambiato il nostro modo di vedere la vecchiaia
Il filtro di TikTok e il dibattito sull’età- socialboost.it

Un esempio è quando ai colloqui di lavoro si prediligono candidati di età inferiore ai 30 anni, anche se di fatto la legge lo vieta. Ne è un esempio quando una persona più giovane viene sminuita, ricordandogli che è un “ragazzino” perché magari non ha superato i 30 anni.

E’ un esempio di ageismo il trattamento che in questi giorni ha subìto Ainett Stephens, nota come la “gatta nera” del programma del Mercante in fiera. La donna si è indignata dopo le parole di Pino Insegno, che quando gli hanno chiesto se come gatta nera ci fosse anche la Stephens lui senza giri di parole ha detto che ormai è troppo vecchia per ricoprire quel ruolo di valletta.

Questo dimostra quanto questo fenomeno sia diffuso anche in Italia. La diffusione dei filtri che invecchiano il volto hanno scatenato un dibattito circa la presenza di anziani, soprattutto donne, sia così risicata sui media. Questo colpisce tantissimo le donne a partire dai 40 anni, che fanno di tutto per cancellare i segni dell’età dal volto. Dell’ageismo ne aveva parlato anche Lorella Zanardo nel suo celebre documentario “Il corpo delle donne”, dove aveva denunciato come la tv desse più spazio alle giovani o alle anziane che non mostravano segni dell’età sul viso.

Era il 2009 ma sembra che ancora non sia cambiato nulla, a partire dallo stupore che si è mostrato nel vedere i nostri volti invecchiati grazie all’intelligenza artificiale. Del resto le statistiche hanno mostrato ancora questa tendenza a vedere gli anziani in modo negativo. Secondo il Censis, nel 2020, il 43,9% dei millennial ritiene giusto dare più priorità ai giovani nelle situazioni di emergenza e che la spesa dedicata agli anziani è troppo ampia. Fortunatamente, qualcosa sta cambiando. Molte donne intervistate in Europa di oltre 40 anni, non si sente più di mezza età.

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