Succo d’arancia a colazione: perché lo beviamo?

In quasi tutto il mondo il succo d’arancia è una bevanda diffusa e consumata soprattutto a colazione. Come mai è così? La “colpa” è degli Stati Uniti, vediamo perché.

Il succo d’arancia a colazione è un’abitudine diffusa in tutto il mondo. Che sia spremuto fresco oppure confezionato, si tratta di un prodotto quasi universalmente riconosciuto come salutare e perfetto per iniziare una nuova giornata. Non esistono alberghi o bar che non lo offrano ai propri clienti ed è abbinato sia alla colazione dolce sia a quella salata. Non è, però, sempre stato così. E, allora, viene spontaneo chiedersi come mai oggi beviamo succo d’arancia a colazione?

Spremuta a colazione: perché la beviamo?

Per capire come si sia arrivati a questo punto è necessario tornare indietro di circa cento anni e spostarsi negli Stati Uniti. All’epoca Florida e California producevano una grande quantità di arance e le esportavano in tutto il Paese. La produzione era, però, superiore alla domanda e i produttori si trovarono a dover cercare delle soluzioni alternative per smaltire il prodotto in eccesso riuscendo comunque a guadagnare qualcosa.

Spremuta d'arancia con arance su un tagliere
Immagine | Unsplash @Rae Wallis – Socialboost.it

In loro soccorso arrivò la scienza. Venne, infatti, scoperta la vitamina C e i suoi benefici per la salute. A quel punto, i produttori non si fecero di certo scappare l’occasione e iniziarono a promuovere il consumo di arance abbinato al loro contenuto di vitamina C, con risultati più che positivi. Non solo, Elmer McCollum, che all’epoca era considerato uno dei massimi esperti di nutrizione negli Usa, lanciò un allarme legato all’acidosi. Secondo la sua idea di allora, l’acidosi era dovuta a un eccessivo consumo di cibi produttori di acidi, come il latte e il pane, e dava sintomi come stanchezza e fatica. Come curarla? Mangiando lattuga e… arance.

La svolta con la Seconda guerra mondiale

La vera svolta la si ebbe, però, con la Seconda guerra mondiale. Si cercava un prodotto in grado di fornire vitamina C ai militari statunitensi e i produttori della Florida, grazie a importanti incentivi, crearono un succo d’arancia concentrato, facile da trasportare e buono nel gusto. Con la fine della guerra, il concentrato venne introdotto anche sul mercato, con enorme successo: era saporito, molto più economico rispetto al succo d’arancia pronto da bere e durava a lungo perché veniva tenuto nel congelatore. Diventò così un alimento tradizionale nelle case degli Stati Uniti.

La cosa curiosa è che il nuovo “modello” del succo d’arancia a stelle e strisce rese nel tempo quasi impossibile bere succo d’arancia fresco. Ovunque, dalle case agli alberghi, dai supermercati ai bar, era molto più frequente trovare succo d’arancia concentrato. Il motivo? Manteneva sempre lo stesso sapore e era meno acido, due caratteristiche che lo rendevano apprezzato sul mercato.

In questo modo il succo d’arancia è diventato parte integrante delle abitudini americane e, di riflesso, anche di molti altri Paesi del mondo, che già allora guardavano agli Usa come modello. Per questo motivo, è molto diffuso il consumo di succo d’arancia confenzionato, proprio perché il “modello” è rimasto in qualche modo intatto. Fanno eccezioni Paesi in cui il prodotto fresco è ancora privilegiato rispetto a quello confenzionato. L’Italia, per esempio, dove nei bar e negli hotel è normale trovare o chiedere una spremuta fresca.

 

Gestione cookie