Perché il 5 aprile si celebra la Giornata internazionale della coscienza?

Il 25 luglio 2019, con il titolo “Promuovere la cultura della pace con amore e coscienza“, la ricorrenza diventa ufficiale e la Giornata internazionale della coscienza viene celebrata per la prima volta il 5 aprile 2020

Il 5 aprile si celebra la Giornata internazionale della coscienza, istituita dalle Nazioni Unite per promuovere il ruolo della coscienza nella promozione della pace, dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile. Lo scopo è quello di creare relazioni più forti e positive con gli altri e tra le nazioni. La Giornata Internazionale della Coscienza offre un’opportunità per rafforzare l’impegno a livello globale per la valorizzazione dei diritti dell’uomo, attraverso l’azione consapevole e responsabile. Come si può celebrare questa giornata? con una riflessione sulle nostre azioni, con la comprensione delle altre culture e filosofie, compiendo gesti gentili nei confronti di qualcun altro e sviluppando gratitudine e pensiero positivo.

Consapevole della necessità di creare condizioni di stabilità e benessere e relazioni pacifiche e amichevoli basate sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione, l’Assemblea Generale ha dichiarato il 5 aprile Giornata internazionale della coscienza“, si legge nel sito delle Nazioni Unite.

Perché la Giornata internazionale della coscienza si celebra il 5 aprile

La Giornata internazionale della coscienza è stata istituita per commemorare il contributo di Gandhi. Il 5 aprile 1948 il filosofo indiano Mahatma Gandhi, uno dei principali leader del movimento per l’indipendenza dell’India e un sostenitore della pace, fu assassinato. Gandhi è stato un simbolo della coscienza, della compassione e della lotta per la giustizia sociale.

Mani
Mani | pixabay @1857643 – Socialboost.it

Nel preambolo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo si afferma che ‘l’inosservanza e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti barbari che hanno oltraggiato la coscienza dell’umanità, e all’avvento di un mondo in cui gli esseri umani potranno godere della libertà di parola e di credo e della libertà dalla paura e dal bisogno è stata proclamata la più alta aspirazione della gente comune’. Inoltre, l’articolo 1 della Dichiarazione afferma che ‘tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti, sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza’”, si legge nel sito.

Il compito delle Nazioni Unite di salvare le generazioni future dal flagello della guerra richiede la trasformazione verso una cultura di pace, che consiste in valori, atteggiamenti e comportamenti che riflettono e ispirano l’interazione sociale e la condivisione basata sui principi di libertà, giustizia e democrazia, tutti i diritti umani, tolleranza e solidarietà, che rifiutano la violenza e si sforzano di prevenire i conflitti affrontandone le cause profonde per risolvere i problemi attraverso il dialogo e la negoziazione e che garantiscono il pieno esercizio di tutti i diritti e i mezzi per partecipare pienamente al processo di sviluppo della loro società”.

Costruire una cultura della pace

Il Principe Khalifa bin Salman Al Khalifa, Primo Ministro del Regno del Bahrein, durante la 73a sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, aveva proposto di istituire la ricorrenza. Così il 25 luglio 2019, con il titolo “Promuovere la cultura della pace con amore e coscienza“, diventò ufficiale e fu celebrata per la prima volta il 5 aprile 2020.

Dal sito delle Nazioni Unite: “Il compito di costruire una cultura di pace richiede un’azione educativa, culturale, sociale e civica globale, nella quale ogni persona ha qualcosa da imparare e qualcosa da dare e condividere. La pace non è solo assenza di differenze e conflitti. È un processo positivo, dinamico e partecipativo legato intrinsecamente alla democrazia, alla giustizia e allo sviluppo per tutti, attraverso il quale le differenze sono rispettate, il dialogo è incoraggiato e i conflitti sono costantemente trasformati con mezzi non violenti in nuove vie di cooperazione“.

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