Giornata internazionale della Birra, tutti i suoi colori e le caratteristiche

Il 4 agosto si festeggia la Giornata Internazionale della Birra. Vediamo tutte le caratteristiche di questo fantastico prodotto

Il 4 agosto 2023 è la Giornata Internazionale della Birra, un omaggio a tutti i mastri birrai, agli addetti ai lavori, all’industria della birra e agli appassionati di tutto il mondo che si incontrano in bar, pub e birrerie di tutto il mondo. Vediamo la storia, le caratteristiche e tutti i colori che esistono di una delle bevande più bevute e amate al mondo.

Birra, storia, colori, tipologie e caratteristiche di un incredibile prodotto

Ogni anno il primo venerdì del mese di agosto si celebra la Giornata Internazionale della Birra, nata nel 2007 a Santa Cruz (California, Stati Uniti) per rendere omaggio a tutte le persone che lavorano alla produzione della birra e a tutti gli amanti della stessa, i quali si riuniscono in pub, bar e birrerie di 80 Paesi del mondo per celebrare la birra e bere tutti insieme. Ma conoscete la storia di questo prodotto?

La birra è una delle bevande più antiche del mondo. La sua nascita, infatti, secondo alcune teorie risale al 10.000 a.c. in Mesopotamia dove, secondo un’antica leggenda, una donna, dopo aver compiuto la raccolta dei cereali, li dimenticò in un’anfora lasciata sotto le intemperie. La pioggia riempì l’anfora e bagnò i semi, creando così, in maniera casuale, la fermentazione. Nacque quindi una sostanza liquida dolciastra che piacque subito all’uomo, e da qui si cominciò a produrla.

Esiste poi un’altra teoria, ritenuta più probabile, corredata da alcuni test chimici effettuati su delle antiche brocche in ceramica. Essi confermano che la birra venne prodotta per la prima volta circa 7 mila anni fa su un territorio che corrisponde all’attuale Iran. La più antica traccia che testimonia il consumo di birra arriva da una tavola sumera di 6 mila anni fa, ritraente alcune persone intente a bere da un recipiente. Ancor più esplicativa è una poesia sumera scritta 3900 anni fa in cui vi è un riferimento esplicito alla birra a Ninkasi, divinità protettrice della produzione di birra.

Gruppo di amici fa un brindisi con la birra
Immagine | Pixabay @NicolasMicolani – SocialBoost.it

Nel nostro Paese, il commercio della birra di importazione da Francia, Germania e Inghilterra si sviluppò in modo consistente nel corso dell’ultimo decennio del Settecento. In particolare, il Piemonte venne influenzato da questa nuova moda di consumo, grazie ai suoi contatti con le culture del centro Europa.

Fu Giacomo Bosio nel 1845 a costruire il primo birrificio d’Italia a Torino: la Birreria del Giardino. Stabilì la sua prima sede in via della Consolata, nel centro storico della città. Una vera e propria fabbrica, ispirata agli impianti tecnologici della Germania, nata lungo il torrente artificiale Canale di Torino, che forniva acqua pura per la birra, ma anche energia a basso costo. Successivamente alla prima brasseria, diventata Bosio & Caratsch, nello stesso borgo industriale torinese nacque la Metzger e nella oggi centralissima via Vittorio Emanuele II fu fondato il birrificio Boringhieri.

Le produzioni dei tre stabilimenti privilegiarono una politica industriale innovativa e produzioni di qualità, tanto da essere premiate con la medaglia d’oro all’Esposizione dell’Industria Italiana, svoltasi a Torino nel 1898.

Quali sono i tipi di birra più conosciuti?

Per iniziare bisogna sottolineare che il colore e la gradazione alcolica non indicano la tipologia della birra, ma solamente parametri riconducibili ai singoli mastri birrai. I tipi di birra più noti, invece, sono:

  • Porter: Porter (dall’inglese “facchino”) è uno stile di birra ottenuto con malti di colore scuro, proposto per la prima volta da un pub di Londra nel lontano 1722. Simile alla Stout ma meno strutturata (anche per la gradazione alcolica più bassa), si presenta con un bel colore scuro e con un buon aroma di malto tostato, di caffè o di cioccolato, con sentori di luppolo ridotti al minimo.
  • Blanche – Mit – Witbier: originaria del nord Europa, Belgio e Olanda, la birra Blanche è conosciuta anche come Wit, o Witbier. Come suggerisce il nome, è una birra molto chiara, dall’aspetto opalescente. La sua ricetta non si discosta molto da quella medievale, quando il sapore delle birre non era incentrato sul luppolo ma sulla miscela di molteplici erbe aromatiche e spezie che fungeva anche da conservante. Spesso i birrifici, oltre al coriandolo, agli agrumi e alle spezie aggiungono il miele per aromatizzarla. È una birra di composta da grano, orzo e avena, anche se alcuni usano il farro al posto del grano.
  • APA (American Pale Ale): lo stile American Pale Ale o, più semplicemente APA, nasce negli Stati Uniti e, grazie alla sua diffusione, viene apprezzato in tutto il mondo. È il corrispondente della Pale Ale inglese, prodotto con ingredienti made in USA (luppoli, malti, lieviti e acqua). Nell’acronimo APA, la “A” sta per “Ale”, ovvero una birra prodotta con lieviti di alta fermentazione, “Pale” invece indica il colore della birra. Ambrata, fresca e moderatamente amara, presenta un sentore di malto, di luppolo – anche grazie al dry hopping – e di agrumi. Ma il vero tocco di creatività è dato dai mastri birrai che, utilizzando i luppoli presenti nei loro territori, danno vita ad infinite sfumature di questa birra americana artigianale.
  • Pils – Pilsner – Pilsener: il nome corretto di questo stile è Pilsner (spesso abbreviato in Pils) perché deriva dalla città della Repubblica Ceca di Plzen, che in lingua tedesca diventa Pilsen. Si presenta con un colore che va dal giallo paglierino al giallo dorato ed è caratterizzata da un gusto pulito, luppolato, a volte speziato. È la classica “birra chiara” che si trova nei pub.
  • Strong Belgian Ale: questo stile raggruppa diverse tipologie di birra dallo stile belga come Dubbel, Tripel, Belgian Strong Golden Ale, Belgian Strong Dark Ale. È difficile trovare caratteri comuni a queste birre, se non un ricco sapore di malto e di lieviti, aroma fruttato e luppolo praticamente inesistente (a parte per la Belgian Strong Golden Ale). Per capire meglio, le Belgian Strong Ale sono tra le birre che più si adattano al periodo invernale e natalizio grazie alle caratteristiche di dolcezza, speziatura e complessità.
  • Trappista: il termine “trappista” non indica uno stile di birra particolare, ma il luogo in cui è prodotta, cioè all’interno di un monastero di monaci trappisti. Inoltre, per chiamare una birra trappista, l’intera produzione deve essere supervisionata dai monaci, e il ricavato dalla vendita utilizzato dall’Ordine per opere caritatevoli. Molto simile alla trappista è la birra d’abbazia, cioè una tipologia che in origine definiva le birre prodotte nei monasteri belgi e olandesi. Oggi il rapporto con le abbazie spesso non esiste più e le birre sono prodotte con la concessione di una licenza rilasciata dall’abbazia stessa.
  • IPA (Indian Pale Ale): IPA, acronimo di India Pale Ale, è uno stile birraio della famiglia delle ALE, ovvero le birre ad alta fermentazione, preparate a temperature tra i 18° e i 22° circa. La caratteristica numero uno di questo stile è l’impiego di una grande quantità di luppoli che donano un amaro vigoroso, a volte bilanciato dal fruttato. È uno stile molto in voga, per cui molti birrai si sono cimentati nella produzione di questa tipologia di birra con estro e creatività. Da qui sono nate le Imperial IPA, le Black IPA, le White IPA, le Double IPA e le Triple IPA.

Per quanto riguarda il colore, bisogna dire che questo è un elemento molto importante, che definisce una birra e dipende dalle materie prime utilizzate per produrla. Ecco tutti i fattori che determinano la colorazione:

  • In primo luogo, la materia prima utilizzata dunque l’orzo, il frumento o altri cereali. Questi non sono di per sé ricchi di sostanze colorate. Ma un malto piuttosto che un altro può reagire diversamente ai processi termici di essiccazione e bollitura, attraverso delle reazioni chimiche. Queste sono ad esempio le Reazioni di Maillard, complesse reazioni chimiche tra carboidrati e proteine, la caramellizzazione dei carboidrati (ossidazione e disidratazione), l’ossidazione dei fenoli.
  • La durata e la temperatura di essiccazione e bollitura.
  • La fermentazione, che può causare il deposito delle proteine contenute nel malto, le quali possono determinare un cambio di colore.
  • La tipologia di lievito utilizzato.
  • Il processo di filtrazione.
  • L’aggiunta di coloranti naturali. Il colore della birra può essere modificato a seguito della fermentazione con l’aggiunta di caramello, che sarà obbligatoriamente indicato con la sigla E150 a-d nella lista degli ingredienti.
  • L’aggiunta di una certa quantità di malto tostato al malto principale.

 

 

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