Esistono alcuni animali che non possono vomitare: ecco quali

A differenza di noi esseri umani, alcuni animali non possono vomitare. Ecco quali sono e in che modo il loro organismo si comporta in alternativa

Mentre gli esseri umani vomitano semplicemente il contenuto del loro stomaco nel modo in cui esso è entrato, l’organismo di alcuni animali si comporta in maniera totalmente differente. Alcuni animali vomitano l’intero stomaco e addirittura l’intestino, in un modo conosciuto come eversione dello stomaco, mentre altri non riescono proprio a espellere ciò che hanno mangiato, rischiando danni seri. Vediamo questi animali quali sono e come si comporta il loro organismo in questi casi.

Quali sono gli animali che non possono vomitare e come si comporta il loro organismo

Tossine dentro, tossine fuori. È così che si comporta l’organismo di noi uomini quando dobbiamo espellere qualcosa che potrebbe essere pericoloso. Si tratta una tattica di sopravvivenza che ci distingue dalle altre specie di mammiferi, che semplicemente non possono vomitare, o che hanno reazioni molto differenti.

Nausea e vomito possono essere davvero spiacevoli, ma sono un meccanismo di difesa naturale che abbiamo la fortuna di avere. Non solo il vomito ci libera dalle tossine, ma anche tutto ciò che si accumula è importante, fino a un’inondazione di saliva, che protegge la gola e i denti dal contenuto corrosivo e acido dello stomaco.

Ma non tutte le creature possono aiutare se stesse in questo modo. Le rane e gli squali, ad esempio, non possono vomitare, quindi tirano fuori tutto lo stomaco.

I ratti sono un obiettivo speciale per i ricercatori sull’emesi, perché, dato che non possono vomitare, hanno trovato alcune soluzioni alternative. O imparano a evitare le tossine oppure utilizzano una strategia chiamata pica, ovvero mangiano sostanze non nutritive, come argilla e terra, per diluire le tossine.

Topo in mano a una ricercatrice sperimentale
Immagine | Pixabay @unoL – SocialBoost.it

Ma perché i topi non possono vomitare? I ratti hanno una barriera altamente resistente tra lo stomaco e l’esofago, che crea essenzialmente un sistema a senso unico. Una volta che le tossine sono dentro, rimangono dentro. I ratti non hanno la forza muscolare per riaprire il “portello” e invertire il flusso di cibo o fluidi. Mancano anche le connessioni neurali di cui avrebbero bisogno per controllare i muscoli necessari per vomitare, se, davvero, avessero quei muscoli abbastanza forti.

Quindi, tendono ad evitare i gusti che sanno essere pericolosi o quelli che non conoscono affatto. “I ratti sopravvivono grazie a un’estrema diffidenza nei confronti dei nuovi cibi, o neofobia”, afferma la professoressa Linda Parker, neuroscienziata comportamentale dell’Università di Guelph, in Canada.

Molte specie di rane, invece, vomitano il proprio stomaco. Acquisiscono questa capacità una volta raggiunta la maturità, consentendo loro di espellere le tossine che potrebbero aver mangiato. Si possono persino vedere alcune rane strofinare velocemente lo stomaco con i piedi. Dopo aver tolto ogni residuo di cibo dallo stomaco, inghiottono i loro organi, come se non fosse successo niente. Questo processo è incredibilmente veloce, infatti, impiegano appena 0,3 secondi.

Per gli squali la situazione è pressoché la stessa. Anche ossa, piume, gusci di tartaruga, tutto ciò che uno squalo non avrebbe dovuto consumare deve essere espulso in questo modo. Gli squali esibiscono anche questa tattica di agitazione dello stomaco quando sono sotto stress. Se uno squalo sente di essere in pericolo, reagirà vomitando il contenuto del suo stomaco. Con una pancia vuota, lo squalo può eventualmente nuotare più velocemente verso la salvezza.

I cetrioli di mare non vomitano solo lo stomaco, ma espellono anche lunghi tratti di intestino. Invece di rovesciare per dissipare le tossine, lo fanno come mezzo di autodifesa. Le loro viscere espulse hanno lo scopo di aggrovigliare e spaventare i predatori. Gli intestini hanno anche la capacità di staccarsi, se necessario, mentre il cetriolo di mare scappa. Il cetriolo, poi, semplicemente li rigenererà più tardi.

I cavalli, invece, non possono vomitare, perché il loro tratto digestivo è progettato per spostare il cibo in una sola direzione. Il motivo principale è che il loro sfintere cardiaco si stringe così forte che la pressione dello stomaco non può aprirlo. Sotto pressione estrema, è più probabile che la parete dello stomaco scoppi. Il cavallo è adattato a mangiare piccole e frequenti porzioni di cibo. Così il suo apparato digerente ha una serie di passaggi unidirezionali (sfinteri) per mantenere il cibo costantemente in movimento in una direzione unidirezionale lungo il tubo digerente. Questo impedisce al cavallo di vomitare il cibo.

Quindi i cavalli, anche se mangiano troppo o ingeriscono fibre che fermentano eccessivamente, non possono espellere il cibo dalla bocca. Il cibo dovrà proseguire inesorabilmente verso l’intestino dove può provocare delle coliche. Solo in caso di coliche eccessivamente forti il cavallo sembra espellere il cibo dalle narici.

Data la presenza di un palato molle a livello della laringe il cavallo riuscirebbe a vomitare solo attraverso le narici con forte rischio di lesioni interne alle mucose respiratorie che possono condurre alla morte per soffocamento.

Nel caso ci si renda conto che un cavallo soffra di coliche, oltre che chiamare un veterinario, sarebbe utile farlo muovere così da facilitare l’espulsione di gas naturalmente.

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