Da X Agosto di Pascoli a Lunga è la notte, le migliori poesie sulle stelle

Le stelle e il cielo sembrano essere per i poeti lo specchio dell’infinito, a volte inquietante, a volte pauroso, a volte pieno di speranze. Ecco cinque componimenti sul tema

Le stelle, quelle lucine scintillanti ed infinitamente lontane nella vastità del cielo notturno, hanno da sempre catturato l’immaginazione degli artisti e, tra questi, la penna dei poeti, ispirandoli a scrivere opere che esprimono meraviglia, mistero e profondità.

In questo tipo di poesie, gli autori esprimono un’ampia gamma di emozioni e riflessioni attraverso il simbolismo delle stelle. Le stelle diventano non solo oggetti celesti da contemplare in quanto tali, ma anche portatori di significati profondi, metafore di esperienze più o meno dolorose, collegamenti tra l’umano e il divino, e specchi dell’infinito “rimuginare”.

Il tema ha da sempre appassionato tante menti, da cui sono usciti altrettanti capolavori della poesia internazionale, e in questo articolo ne riportiamo cinque meravigliosi esempi.

1. “X agosto” di Giovanni Pascoli (1903)

Giovanni Pascoli, uno dei grandi poeti italiani, crea nel X agosto un omaggio struggente al suo defunto padre Luigi. Pubblicato nel 1903, Pascoli dipinge le stelle come testimoni eterni, collegando l’anima del defunto al firmamento notturno. Le stelle diventano il simbolo del pianto di fronte alla tragedia della scomparsa del padre, come se il cielo soffrisse insieme al poeta e alle sorelle.

“E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!”

2. “Sopra il reame dei cieli” di Emily Dickinson (1864)

Emily Dickinson, nota per la sua poesia intima, esplora il mistero delle stelle nell’opera “Sopra il reame dei cieli”. Scritta nel 1864, la poesia cattura il legame tra la solitudine umana e la sconfinata bellezza celeste. Le stelle diventano testimoni silenziosi del percorso umano, riflettendo l’interconnessione tra l’individuo e l’universo.

3. “Superba è la notte” di Alda Merini (1979)

Oltre ad essere un componimento, Superba è la notte è una raccolta poetica di Alda Merani, pubblicata nel 1979. In essa, le sue poesie esplorano temi dell’amore, della natura e della condizione umana attraverso uno stile profondo e sensuale. Le parole della poetessa evocano emozioni e riflessioni intime, invitando i lettori a immergersi in un mondo di sensazioni e pensieri che solo la notte può ispirare.

“La cosa più superba è la Notte,
quando cadono gli ultimi spaventi
e l’anima si getta all’avventura.
Lui tace nel tuo grembo
come riassorbito dal sangue,
che finalmente si colora di Dio
e tu preghi che taccia per sempre,
per non sentirlo come rigoglio fisso
fin dentro le pareti.”

4. “Dio, dal gran palco” di Rabindranath Tagore (1910)

Rabindranath Tagore, poeta indiano e filosofo, celebra l’universo nella sua poesia “Dio, dal gran palco”. Datato 1910, questo componimento dipinge le stelle come spettatori divini che, nella loro maestosità e sconfinatezza, collegano il mondo terreno a quello “superiore”, rafforzando l’idea di un’intima connessione tra l’umanità e l’universo.

Cielo stellato con sotto alberi sempreverdi
Immagine ANSA | NASA/Jimmy Westlake – Socialboost.it

5. “Lunga è la notte” di Peppino Impastato (1917)

Peppino Impastato, pseudonimo di Giuseppe Impastato, celebre per la sua poesia essenziale, riflette sul concetto di infinito in “Lunga è la notte”. Pubblicato nel 1979, il poema cattura la grandiosità delle stelle come specchio terrificante dell’infinito. Ma soprattutto, il componimento racchiude in sé il lirismo della notte e l’inquietudine dei tempi bui in cui la mafia terrorizzava tutta l’Italia del tempo.

“Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
né il canto del gallo,
né il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.”

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